l DLgs 22/1997, in attuazione delle direttive 91/156/CE sui rifiuti, 91/689/CE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio, definisce imballaggio l’insieme di materiali di qualsiasi natura, adibito a contenere e a proteggere determinate merci, dalle materie prime ai prodotti finiti, a consentire la loro manipolazione e la loro consegna dal produttore al consumatore o all’utilizzatore, e ad assicurare la loro presentazione, nonché gli articoli a perdere usati allo stesso scopo (art. 35a). L’imballaggio per la vendita è un imballaggio concepito in modo da costituire, nel punto di vendita, un’unità di vendita per l’utente finale o per il consumatore (art. 35b).
L’imballaggio dei vegetali freschi-pronti mira a una migliore conservazione della freschezza dei prodotti, riducendone la traspirazione e la respirazione attraverso un elevato livello di umidità e un basso livello di ossigeno, oltre che a metterli al riparo da contaminazioni secondarie. Come imballaggio alimentare, va progettato e realizzato in modo da minimizzare cessioni di sostanze tossiche o pericolose sull’alimento (DM(SAN) 21/3/1973).
Per i vegetali freschi l’imballaggio assicura una protezione meccanica e ambientale, consentendo un’atmosfera più appropriata alla conservazione della freschezza, ma anche una limitatata possibilità di scambi con l’ambiente esterno, in modo che non sia ridotta eccessivamente la concentrazione di ossigeno, essenziale per mantenere in vita il prodotto. Le principali interfacce di scambio dei gas respiratori sono a livello delle pareti cellulari, dell’epidermide degli organi e dei materiali di imballaggio.
I materiali più comunemente impiegati sono film polietilenici a densità bassa (LDPE, LLDPE) e ultra bassa (ULDPE), plastomeri poliolefinici (POP) e resine polietileniche (EPE) con soddisfacenti proprietà ottiche e meccaniche ed elevata permeabilità per l’ossigeno.
La permeabilità per vapore, ossigeno, anidride carbonica ed altri aeriformi deriva dalla combinazione di vari elementi: struttura polimerica, spessore, rapporto superficie/volume, inclusioni minerali o di altra natura, trattamenti superficiali di vario tipo. Il limite principale della maggior parte dei materiali disponibili è la difficoltà di ottenere un adeguato ventaglio di rapporti tra permeabilità all’ossigeno e permeabilità all’anidride carbonica (che resta compreso tra 1:3 e 1:5 per la maggior parte dei film) e l’assenza di compensazione per la temperatura (il rapporto varia poco al variare della temperatura). In conseguenza, il successo dell’imballaggio nel preservare la qualità è condizionato dalla continuità della catena del freddo: se la temperatura aumenta (come può succedere a causa di imperfetto controllo), il consumo di ossigeno nell’imballaggio non è compensato da un corrispondente ingresso di ossigeno attraverso il film e si determina una condizione anossica, nociva per il prodotto, che va in fermentazione, mentre si sviluppa una microflora anaerobica che può essere pericolosa per l’uomo.
Con l’affermazione commerciale delle preparazioni alimentari a trasformazione blanda come la quarta gamma, con commercializzazione e durata fortemente dipendenti dall’imballaggio, l’industria dei plastici ha cominciato a sintetizzare polimeri più mirati alle esigenze dei prodotti vegetali freschi-pronti.
Sono stati sviluppati materiali più appropriati per prodotti respiranti (breathable films), costituiti essenzialmente di due strati con microfori che si aprono e chiudono a seconda della temperatura per effetto della differenza tra i coefficienti di espansione termica dei due strati. Ne esistono diversi tipi per impieghi in vari campi. Quelli per ortofrutta fresca sono prevalentemente costituiti da polietilene laminato su poliestere termoplastico con adesivo acrilico o di film polipropilenico e resina polietilenica con inclusioni minerali. Le caratteristiche principali sono: struttura modificabile per ottenere un ampio ventaglio di rapporti tra i tassi di trasmissione O2/CO2 e tassi di trasmissione per l’ossigeno alti e crescenti con la temperatura (elevata compensazione), ma capacità di trattenere l’umidità. Imballaggi equipaggiati con membrane di questo tipo possono consentire l’applicazione di un’atmosfera adatta fin dall’inizio, una maggior durata commerciale e qualche abuso di temperatura. Al momento il costo ne limita l’impiego ai prodotti di maggior valore.
Le condizioni termoigrometriche e atmosferiche per una buona conservazione dei prodotti vegetali più frequenti nelle preparazioni di quarta gamma sono riassunte nella tabella.
Per prodotti costituiti da mescolanze di vegetali di più specie l’applicazione di atmosfere modificate è più problematica, anche se una soluzione è rappresentata da imballaggi multipli, che consentono di mantenere le diverse specie nei contenitori individuali più idonei. Ciò non soddisfa però i requisiti termici eventualmente differenti, perché la temperatura resta la stessa.
Nei casi in cui la modificazione dell’atmosfera non fornisce alcun vantaggio, e soprattutto per vegetali con tassi di respirazione molto alti, è possibile preservare l’umidità senza modificare l’atmosfera utilizzando imballaggi di film perforati.
In prospettiva l’imballaggio potrebbe svolgere anche una funzione utile per la sicurezza sanitaria. Imballaggi attivi (con assorbitori-erogatori di ossigeno, anidride carbonica, etilene e altri metaboliti) sono stati introdotti o sono in corso di sviluppo per diversi prodotti e possono migliorarne sensibilmente la conservazione. Altri sviluppi riguardano imballaggi in grado di esercitare un certo controllo sui microrganismi, attraverso il rilascio programmato di sostanze antimicrobiche. A tale riguardo si studia anche la possibilità di contrastare lo sviluppo della microflora degradativa e patogena aggiungendo alle preparazioni microrganismi utili (alcuni lattobacilli) o loro prodotti o altre sostanze di origine naturale, come composti carbonilici, oli essenziali.