La direttiva 99/44/CE definisce consumatore qualsiasi persona fisica che, nei contratti soggetti alla presente direttiva, agisce per fini che non rientrano nell’ambito della sua attività commerciale o professionale.
La Legge 821/1998 fornisce una definizione analoga, indicando come consumatori e utenti le persone fisiche che acquistino o utilizzino beni e servizi per scopi non riferibili all’attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta.
Il Reg. CE 178/2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare, definisce consumatore finale il consumatore finale di un prodotto alimentare che non utilizzi tale prodotto nell’ambito di un’operazione o attività di un’impresa del settore alimentare.
L’informazione al consumatore
Per il basso contenuto calorico, la ricchezza di fibre e sali minerali, le proprietà antiossidanti, la voluminosità, i prodotti vegetali freschi sono oggi raccomandati come componente costante dei pasti, particolarmente per modi di vita con scarse occasioni o possibilità di attività fisica intensa. Cibi meno concentrati in termini di nutrienti aiutano in tali condizioni a contrastare la tendenza alla sovralimentazione, con conseguente sovrappeso e obesità, considerati oggi fattori di rischio per diverse patologie. L’utilità a questo riguardo del consumo di vegetali freschi gode oggi di un ampio consenso, ma le convinzioni dietologiche sono varie e mutevoli, oltre che difficili da verificare.
La disponibilità di vegetali freschi pronti al consumo ne facilita l’impiego nella dieta di un numero crescente di persone che per vari motivi ne farebbe a meno se dovesse prepararseli acquistando ortaggi non preparati. Tra i vantaggi di questa forma di offerta non va sottovalutata la minimizzazione degli scarti e la riduzione dell’immondizia organica a livello domestico.
L’imballaggio consente di trasmettere informazioni nutrizionali, ma sottrae alla percezione le caratteristiche sensoriali, per valutare le quali d’altra parte si va riducendo il numero di consumatori con cognizioni adeguate, mentre cresce il numero di consumatori con preoccupazioni salutistiche, motivate per la quarta gamma prevalentemente dai residui di prodotti fitoiatrici e marginalmente dagli agenti microbici di tossinfezioni.
La preoccupazione per il rischio microbiologico affiora nei blog sul consumo di insalate pronte, con scambi di opinioni sull’opportunità di rilavarle, eventualmente con l’impiego di quale biocida. Per una visione non distorta di questi prodotti da parte del consumatore e al fine di un consumo più accorto gioverebbe includere nelle etichette informazioni su:
- date di raccolta e di lavorazione;
- provenienza della materia prima e stabilimento di lavorazione;
- trattamenti di lavaggio applicati.
La data di scadenza assegnata non fornisce purtroppo indicazioni su abusi commessi durante il ciclo di vita del prodotto, che potrebbero aver alterato il quadro microbiologico rispetto a una gestione corretta. Abbastanza comuni sono gli sbalzi di temperatura, soprattutto durante i trasferimenti, per rimediare ai quali è stato proposto l’uso di integratori tempo-temperatura, sensori chimici che rispondono con variazioni di colore alle variazioni di temperatura in modo calibrato sulla risposta del prodotto imballato. Ma neppure tali indicatori riflettono adeguatamente la qualità microbiologica o la sicurezza di un prodotto, che può essere compromesso indipendentemente dal regime della temperatura mantenuto fino al consumo se a causa di modi di produzione impropri è presente un patogeno con una carica superiore alla soglia di rischio.