Protezione da malattie

Una situazione patologica è determinata da un insieme di condizioni: suscettibilità della pianta, presenza e diffusione del patogeno, ambiente appropriato all’aggressione dei tessuti vegetali. Per gestire un programma di difesa integrata occorre considerare: il tipo di patogeno, la sua biologia, le modalità d’infezione, la diffusione dell’inoculo e l’andamento meteo-climatico.

Sorvegliando le colture in modo sistematico è possibile individuare le fasi iniziali di un evento patologico, che va diagnosticato correttamente e valutato in funzione delle previsioni meteorologiche. Per qualche malattia è possibile pianificare gli interventi con fitofarmaci mediante modelli di previsione delle infezioni, generalmente basati sull’andamento di fattori ambientali e meteo (temperatura, pioggia, umidità relativa, bagnatura fogliare, ecc).

Una protezione efficiente delle colture deve mirare a conseguire a costi accettabili prodotti sani e sicuri, rispettando i limiti di contaminazione da fitofarmaci ed evitando  esternalità dannose per l’ambiente e la biosfera (impatto ambientale). Integrando mezzi e tattiche complementari è più facile conseguire tali obiettivi.

Mezzi agronomici

Le rotazioni, quando praticabili, contribuiscono al controllo di alcuni patogeni e parassiti terricoli, ma non sono efficaci contro specie polifaghe o dotate di strutture di sopravvivenza resistenti (FusariumSclerotiniaRizoctoniaVerticillium).

L’aratura autunnale riduce la quantità di inoculo svernante sulla flora spontanea e sui residui delle colture.

Le varietà resistenti sono un mezzo facile da impiegare per evitare alcune avversità, ma non sono disponibili che in pochi casi.

La sanità del materiale di propagazione è un mezzo di profilassi tra i più efficaci, perché una buona partenza è essenziale per uno sviluppo normale delle piante. Il trattamento del seme con anticrittogamici specifici può far risparmiare più onerosi e aleatori interventi a coltura stabilita. Il materiale d’impianto scadente funziona da fattore limitante, riducendo la risposta della coltura alla fertilità del suolo. Le sementi in commercio dovrebbero essere state già trattate dai produttori; in caso contrario bisogna trattarle.

Contribuiscono a ridurre l’esposizione alle malattie e agli stress che le favoriscono il drenaggio, la coltivazione su prode, le spaziature maggiori, l’irrigazione a tempo giusto, il controllo delle malerbe, l’integrità del sistema radicale, salvaguardata evitando lavorazioni troppo profonde o ravvicinate alle piante durante il ciclo colturale.

Mezzi biologici

La possibilità di ottenere la soppressione di certi agenti patogeni ad habitat terricolo attraverso l’azione di antagonisti (funghi, batteri, nematodi) è stata provata e in qualche caso anche utilizzata, ma metodi per l’impiego di tali risorse in situazioni non sperimentali non sono stati ancora collaudati.

Mezzi di sintesi chimica

L’impiego di prodotti di sintesi deve essere limitato allo stretto necessario, per minimizzare i residui nei vegetali, ma anche per motivi di efficienza ed economia. Sorveglianza sistematica, corretta diagnosi e conoscenza delle soglie di danno in relazione alle previsioni meteo-climatiche sono necessarie per decidere su mezzi e modalità di intervento in modo efficiente.

Per ottenere una buona protezione con fungicidi di contatto occorrono trattamenti preventivi e ripetuti, oltre a un elevato grado di copertura. Con i fungicidi eradicanti sono possibili applicazioni in numero minore e più mirate, anche ad infezione avanzata, ma c’è un rischio non trascurabile di selezione di ceppi resistenti dei patogeni, per via della specificità di azione. Per ridurre tale rischio gli eradicanti non devono essere usati in modo continuativo; bisogna invece impiegare i prodotti di contatto in ogni circostanza in cui possono consentire un controllo soddisfacente.

Le malattie batteriche possono essere frenate con prodotti a base di rame, se non si verificano prolungati periodi di elevata umidità.

Sanitazione del suolo

Il complesso degli agenti dannosi localizzato nell’ambiente delle radici merita una considerazione a parte, sia per la capacità di influenzare la pianta in modo continuativo per tutto il ciclo, sia per le molteplicità di interazioni possibili tra diversi organismi, sia perché i mezzi e gli interventi di controllo non sono specifici ma hanno effetto su più organismi. Gli agenti più dannosi sono compresi tra i nematodi e i funghi.

Le popolazioni di nematodi sono in genere composte di varie specie, parassite e no, che nei rapporti con le piante coltivate interagiscono tra loro e con altri organismi, con esiti di danno più o meno gravi rispetto alla somma di quelli che produrrebbero i singoli organismi a parità di livello di infezione. In diversi casi è stata riscontrata una minore incidenza del quadro patologico attribuito al complesso dei funghi terricoli dopo interventi di controllo dei nematodi.

Nella lotta ai parassiti e patogeni presenti nel suolo si deve tener presente che, proprio perché sono coinvolte molte specie di organismi interagenti, le relazioni dose-risposta disponibili per i fitofarmaci, stimate per singole specie, hanno una validità limitata. In pratica il dosaggio può essere definito in modo da controllare la specie più resistente.

L’efficacia di nematicidi e fumiganti è maggiore se vengono usati in combinazione con le pratiche agronomiche utili per il controllo delle malattie. Prima del trattamento il terreno deve essere lavorato in profondità e rifinito bene con erpicature, privo di residui vegetali grossolani, sufficientemente umido e relativamente caldo (10-20 °C): i nematodi sono più sensibili di funghi, batteri, insetti e semi di piante infestanti ai fumiganti, ma sopravvivono in una certa misura quando sono al riparo nei residui vegetali indecomposti o in strati di terreno meno interessati dal trattamento.

Disinfezione delle serre e dei substrati di allevamento

Una pausa colturale di qualche mese, al colmo dell’estate (luglio-agosto) e con il terreno lavorato, interrompe i cicli dei parassiti e può essere utilizzata per la solarizzazione, che va applicata chiudendo la serra per 2030 giorni, in modo da intensificare il calore e la sua durata.

Pareti, passaggi, bancali, tubazioni vanno disinfettati periodicamente e prima di iniziare un ciclo di coltivazioni. I residui vegetali devono essere tempestivamente allontanati e distrutti e le aree circostanti tenute libere da vegetazione.

Prima di entrare nelle serre il personale deve pulire e disinfettare calzature e attrezzi.

Per disinfettare i substrati di allevamento e i vassoi per la produzione di piantine è opportuno il trattamento con vapore (80 °C per mezz’ora). In alternativa si possono usare fumiganti per i substrati e soluzioni clorate per i vassoi. In ogni caso si devono lasciar passare due o tre settimane dopo il trattamento prima di utilizzare i terreni.